La Resina delle Conifere
Essenza di salute dal bosco
di Alessia Lonzi
La foresta di Conifere si presentava agli occhi delle popolazioni antiche come un tempio di immortalità, dove l’uomo poteva ritrovare la sua natura più intima e pura per innalzare il suo pensiero verso una dimensione spirituale superiore.
La solennità con cui le Conifere si ergono erette e statuarie, in posizione nettamente verticale e con ordinata disposizione dei rami intorno all’asse principale, suggeriva in qualche modo una somiglianza fra tali alberi e l’uomo.
Presso le popolazioni germaniche infatti la parola “firaha” si riferiva sia all’uomo che all’Abete.
L’uomo, errante in un costante anelito di innalzamento verso la spiritualità, avrebbe imposto al suo corpo fisico la verticalità nel tentativo di raggiungere una dimensione superiore.
La foresta di Conifere rappresenta il luogo dove la verticalità e la linearità si mostrano attraverso la natura: gli alti tronchi posti come colonne di un tempio accompagnano il viaggiatore solitario che desidera perdere il suo essere fisico per ritrovare il suo spirito.
Le Conifere sono profondamente relazionate con l’elemento del calore, che si manifesta negli oli essenziali e nelle resine aromatiche che producono.
La resina è una sostanza che viene prodotta dall’albero in maniera fisiologica ed ha una serie di finalità pratiche di utilità per la pianta: da un lato infatti la protegge da insetti e agenti patogeni, oltre che dagli agenti atmosferici estremi come forti venti o grandi calori; inoltre è un ottimo cicatrizzante in caso di lesioni al tessuto corticale e conferisce alla pianta importanti caratteristiche di elasticità e resistenza.
Nei tessuti delle Conifere si sviluppano particolari canali resiniferi, che percorrono il legno, la corteccia e le foglie aghiformi, responsabili della produzione e del trasporto della resina all’interno dell’organismo vegetale.
Nonostante siano di composizione varia a seconda della specie che le produce, le resine presentano generalmente:
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essenze fenoliche e terpeniche: 20-30%
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acidi resinici (o resinosi) appartenenti al gruppo dei diterpeni triciclici: 65-70%
Le resine, grazie ai loro componenti terpenici, presentano svariate proprietà terapeutiche; tramite la loro assunzione per via interna o applicazione per via esterna si possono lenire diversi disturbi.
Gli oli essenziali sono dotati di un forte potere antisettico e antibatterico sulle mucose; inoltre provocano un effetto riscaldante e sedativo che agisce come miorilassante e antidolorifico.
Favoriscono la circolazione sanguigna e la motilità delle mucose interne, determinando un’azione mucolitica ed espettorante in diversi distretti organici.
Grazie alla loro natura lipofila riescono a penetrare in profondità nei tessuti organici e a trasportare con sé molte sostanze.
La resina e gli oli essenziali, applicati esternamente, esplicano un’azione revulsiva a livello locale, utile per frizioni contro dolori reumatici e articolari, nevralgie, bronchiti e pleuriti.
È risultata valida anche l’applicazione su ferite e piaghe in quanto migliora nettamente la cicatrizzazione, velocizzando i processi di riparazione cutanea e calmando l’infiammazione.
Le proprietà terapeutiche della resina delle conifere, da tempo riconosciute dalla tradizione popolare, hanno ottenuto negli ultimi anni alcuni significativi riscontri scientifici.
In Finlandia, dove la resina dell’abete rosso è da sempre stata utilizzata dalla medicina tradizionale per la cura di ferite e piaghe purulente, alcuni ricercatori hanno deciso di dimostrarne la validità.
Incuriositi da questa secolare pratica terapeutica, un gruppo di medici e scienziati guidati dal dottor Arno Sipponen hanno effettuato una serie di esperimenti per verificare l’efficacia terapeutica della resina nel trattamento di infezioni cutanee di vario genere.
Gli esperimenti sono stati condotti in diverse strutture sanitarie finlandesi sottoponendo ad un trattamento a base di resina un campione di pazienti affetti da malattie cutanee; inoltre sono stati effettuati alcuni esperimenti microbiologici in vitro per verificare l’azione della resina nei confronti di alcuni ceppi batterici e fungini.
I risultati emersi dalle ricerche finlandesi sono molto interessanti: la resina sembra essere un ottimo antibatterico e antimicotico nei confronti di diversi agenti patogeni.
I principi attivi contenuti nella resina, oltre a inibire la crescita di alcuni ceppi batterici, favoriscono la rigenerazione cellulare e tissutale.
Gli obiettivi che si sono preposti gli studiosi sono la dimostrazione della presenza di componenti con proprietà antibatteriche e la comprensione dei meccanismi di azione di tali composti.
I ricercatori hanno utilizzato per i loro esperimenti la resina raccolta da abeti norvegesi, picea abies, del comune di Kolari, in Lapponia.
La resina è stata utilizzata pura negli esperimenti in vitro e sottoforma di unguento per gli esperimenti su pazienti; l’unguento è stato realizzato nell’università di Helsinky mescolando la resina purificata con un grasso neutro in varie proporzioni.
La tabella sottostante indica alcuni risultati delle ricerche condotte in merito al potere batteriostatico della resina di Picea Abies nei confronti di varie classi di batteri.
FAB | FAB Resin | |
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Gram-positive cocci
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Staphylococcus aureus | +++ | – |
Staphylococcus aureus (MRSA) | +++ | – |
Staphylococcus epidermidis | +++ | – |
Enterococcus faecalis | +++ | – |
Enterococcus faecalis (VRE) (vanB) | +++ | – |
Streptococcus pyogenes (A) | +++ | – |
Streptococcus agalactiae | +++ | – |
Gram-positive rods
|
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Arcanobacterium haemolyticum | + | – |
Gram-negative rods
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||
Escherichia coli | +++ | +++ |
Enterobacter cloacae | +++ | ++ |
Klebsiella pneumoniae | +++ | +++ |
Proteus vulgaris | +++ | – |
Proteus mirabilis | +++ | +++ |
Pseudomonas aeruginosa | +++ | +++ |
– Nessuna crescita visibile
+ Crescita Leggera
++ Crescita Moderta
+++ Crescita Forte
Analisi in vitro su alcuni ceppi di batteri
La tabella indica alcuni risultati delle ricerche condotte in merito al potere batteriostatico della resina di Picea Abies nei confronti di varie classi di batteri.
Il FAB (Fastidious Anaerobe Broth) è un particolare liquido ricco di nutrienti utilizzato per la coltivazione di batteri di tipo anaerobio.
La tabella mostra come nelle soluzioni FAB a cui viene aggiunta la resina la crescita batterica risulti fortemente inibita.
Dai test emerge che l’azione batteriostatica della resina si manifesta in maniera diversa a seconda dei batteri con cui entra in contatto: si dimostra molto efficace nei confronti dei batteri Gram+, abbastanza scarsa invece nei confronti dei Gram-, fra cui solo il Proteus vulgaris è risultato influenzabile.
È interessante notare l’azione antimicrobica esplicata verso alcuni ceppi resistenti ad antibiotici specifici, come MRSA, Staphylococcus aureus resistente all’antibiotico meticillina, e VRE, Enterococcus resistente alla vancomicina.
Le analisi in vitro, molto utili per capire il meccanismo d’azione delle resine nei confronti dei batteri, sono state accompagnate anche da ricerche sul campo, ossia da sperimentazioni cliniche su pazienti affetti da gravi ulcere cutanee, di carattere cronico, derivate da problematiche diabetiche, lettizzazioni prolungate o malnutrizione.
La sperimentazione della resina su pazienti affetti da alcera
Le ricerche coinvolsero circa 37 pazienti di età compresa fra i 18 e gli 80 anni, affetti da ulcere cutanee dal 2° al 4° grado.
I pazienti furono divisi in due gruppi casuali: un gruppo venne trattato con unguento a base di resina, un altro gruppo con trattamento standard a base di idrogel, polimero idrofilo di carbossimetilcellulosa sodica.
Il trattamento aveva una durata di 6 mesi, durante i quali vennero eseguite costanti rilevazioni per valutare il decorso di guarigione dei pazienti.
I due criteri principali che vennero valutati dagli studiosi per determinare l’efficacia della cura furono la completa guarigione dell’ulcera cutanea e la riduzione del tasso di batteri patogeni nella ferita.
L’unguento applicato ai pazienti conteneva una percentuale di resina del 10% e veniva spalmato direttamente sulla ferita e successivamente coperto da una garza.
In caso di piaghe profonde o di ulcere formanti cavità di tessuto infetto, la resina veniva applicata spalmandola uniformemente su una garza che veniva poi inserita nella ferita.
La medicazione era rinnovata ogni 2-3 giorni a seconda delle secrezioni che fuoriuscivano e veniva premurosamente mantenuta asciutta; nel caso di piaghe che coinvolgevano tessuti necrotici l’applicazione era preceduta da una lieve anestesia locale per evitare sofferenze al paziente.
Il gruppo trattato con unguento a base di resina era composto da 21 pazienti che presentavano in totale 27 ulcere cutanee; il gruppo trattato convenzionalmente contava invece 16 pazienti con un numero totale di 18 ulcere.
Nel corso delle sperimentazioni alcuni pazienti si ritirarono per vari motivi: reazioni allergiche, idoneità a operazioni chirurgiche, ritiro volontario non motivato oppure morte.
In totale si ritirarono dalla sperimentazione 8 pazienti nel gruppo della resina e 7 pazienti nel gruppo convenzionale.
I risultati
Al termine dei 6 mesi ben 13 pazienti curati con l’unguento a base di resina presentavano completa guarigione; solo in un caso l’ulcera non si era risolta ma presentava comunque una netta diminuzione dell’infezione batterica.
Nel gruppo trattato con prodotto di sintesi, solo 4 pazienti giunsero a completa guarigione, mentre 4 non presentarono evidenti miglioramenti e 1 addirittura peggiorò.
Secondo una media statistica calcolata in base alla durata del trattamento e alle caratteristiche dei casi clinici, le ferite trattate con resina guarivano in media 2 mm al giorno e le colonie batteriche insediate nell’area di ulcerazione presentavano una notevole riduzione di numero e potenza nell’arco di appena un mese.
Il meccanismo d’azione della resina
L’esatto meccanismo d’azione della resina delle conifere e soprattutto degli acidi resinici che la compongono non è ancora del tutto chiaro.
I test hanno comunque rivelato che questo meccanismo non è standardizzato e che si manifesta in maniera differente a seconda della sensibilità delle varie forme microbiche e anche a seconda del liquido utilizzato come medium dei test.
L’attività antibatterica della resina si esplica su vari organismi batterici e fungini appartenenti a diversi ceppi; non ha quindi un meccanismo specifico nei confronti di singole specie come spesso accade negli antibiotici tradizionali.
Dalle analisi di laboratorio si nota come la resina attui la sua azione antimicrobica tramite un progressivo danneggiamento delle pareti cellulari dei batteri.
Gli scienziati hanno potuto osservare al microscopio come le membrane cellulari di varie forme batteriche mostrassero un’alterazione strutturale delle catene di acidi grassi.
Ciò comporta un indebolimento del potenziale di membrana e una graduale compromissione degli scambi di sostanze nutritive fra l’esterno e l’interno della cellula batterica.
Il cambiamento della struttura e della permeabilità delle membrane dei batteri si traduce nella progressiva riduzione della capacità di sintesi di energia, che in un arco di tempo variabile a seconda delle diverse forme batteriche porta alla conclusiva morte cellulare.
La resina si caratterizza come una sostanza dalle proprietà disinfettanti e batteriostatiche, capace di bloccare la riproduzione batterica.
Ma il suo spettro d’azione risulta essere più ampio; infatti si è dimostrata molto efficace anche in casi di ulcerazioni non infette e questo fatto suggerisce che il suo meccanismo d’azione non sia solamente rivolto verso i batteri, bensì coinvolga anche i processi di riparazione tissutale.
C’è infine un ulteriore aspetto positivo del trattamento a base di resina: a differenza dei principali antibiotici utilizzati dalla farmacopea, non stimola la resistenza batterica e quindi non induce alla formazione di forme microbiche particolarmente resistenti.
Gli studiosi hanno cercato di capire quali componenti specifici della resina siano particolarmente coinvolti nell’attività antibatterica.
I terpeni e in particolare gli acidi resinici sembrano essere la componente con maggior potenziale antimicrobico.
Le ricerche finlandesi dimostrano che questa classe di acidi esercita una specifica azione nei confronti di batteri Gram + e Gram – e di varie forme fungine, diminuendone la capacità riproduttiva.
L’acido deidroabietico sembra essere quello con la più potente attività antimicrobica.
Gli scienziati però segnalano anche le proprietà antinfiammatorie e antiossidanti di lignani e acidi cumarici: questi composti polifenolici potrebbero rivestire un ruolo importante nei processi di riparazione cellulare e tissutale.
Gli esperimenti finlandesi dimostrano come il tradizionale utilizzo della resina delle conifere nel trattamento delle ulcere cutanee e delle ferite infette non abbia solo una base empirica, bensì anche un reale fondamento scientifico.
I principi attivi contenuti nelle resine possiedono un’effettiva potenzialità contro svariate forme batteriche e fungine.
Considerando l’aumento della percentuale di ulcerazioni croniche nella pratica clinica della società moderna, nonché riflettendo sull’incremento della capacità di resistenza agli antibiotici da parte di numerosi ceppi microbici, si deduce la necessità di trattamenti innovativi che uniscano all’efficacia anche l’economicità e soprattutto l’ecosostenibilità.
Ecco perché le ricerche in merito alle proprietà terapeutiche delle resine si configurano come una valida opportunità nell’orizzonte medico del futuro; si auspica che questi esperimenti siano l’inizio di un percorso di analisi e sperimentazione volto a confermare la validità e la sicurezza di tali trattamenti.
E’ possibile leggere lo studio integralmente (in inglese)