La Carne
articolo di Luigi Costacurta
Contrariamente a quanto ne parlano la maggioranza degli autori di gastronomia e a quanto ignorantemente riportano certi giornali, mi limiterò a presentare l’alimento carne nella sua attuale realtà, per sfatare il mito che su di essa si è creato.
È certo che, secondo l’ottica della medicina inorganica, la carne ha apparentemente tutte le credenziali per essere un alimento che fornisce sostanze plastiche, cioè che concorrono alla formazione e al mantenimento del corpo; ha le credenziali per essere anche un alimento di apporto calorico, ma a che prezzo?
Com’è composta la Carne?
Sì, la carne è ricca di proteine e il suo tenore lipidico è relativo alla sua natura, che può essere grassa o magra; però, come apporto glucidico diciamo che non ne ha, quindi energie non ne produce. Per quanto si riferisce agli elementi minerali e alle vitamine, diciamo che la loro presenza non è equilibrata, in special modo per ciò che si riferisce al rapporto fra calcio e potassio e per quanto concerne la vitamina A che è prettamente assente.
Il lato negativo delle proteine della carne sta nei suoi amminoacidi, decantati come elementi incomparabili a confronto di quelli dei vegetali. Però, quello che dobbiamo sapere è che gli amminoacidi della carne sono gli agenti di una intossicazione lenta e progressiva. Per la sua natura e per le reazioni chimiche, fisiche e biologiche, che si realizzano prima nell’apparato digerente e poi nei torrenti sanguigno e linfatico. Possiamo dire che la carne è il terreno di coltura delle più impensate insorgenze di virulenza batterica. La continua assunzione provoca nell’intestino l’aumento dei germi, che da 2.000 sale a 70.000 per millimetro cubo.
La digestione della Carne
Per la presenza delle sue sostanze azotate, la digestione della carne provoca un aumento di acido urico, che è l’elemento anticipatore della vecchiaia. Oltre alle sostanze tossiche proprie della carne, coma la xantina, la cadaverina, la creatine e la creatinina, nella carne che mangiamo esistono anche altre sostanze, che derivano dallo spavento e dal terrore, come la istamina, che si produce quando l’animale viene condotto al macello e ammazzato.
La carne stimola maggiormente la secrezione della bile, la quale, una volta terminata la sua partecipazione nel processo di trasformazione dei grassi, deve essere espulsa quanto prima, poiché se permane a lungo nell’intestino, per effetto della trasformazione biochimica delle sostanze organiche, dà origine a potenti sostanze cancerogene, quali l’acido apolico e i 3metilcolatrene, derivato dalla trasformazione dell’acido deossalico.
La cottura della Carne
Se la carne, rossa o bianca, se viene bollita in acqua, le proteine dell’albumina si modificano, coagulandosi in rapporto dall’1 al 25%; vengono persi dal 10 al 20% dei grassi; le sostanze minerali si perdono quasi del tutto; le vitamine vengono distrutte completamente.
Quando la carne viene fritta in olio, la coagulazione proteica sale fino a 30%; il grasso aumento del 20% a causa dell’assorbimento dell’olio di frittura; gli elementi minerali rimangono pressoché inalterati; le vitamine vengono totalmente distrutte.
Infine se viene cotta al forno, la carne perde il 10% del suo contenuto di acqua; mantiene il contenuto proteico; il tasso lipidico aumenta dal 15 al 20% per il concorso delle sostanze grasse usate nella cottura; il valore degli elementi minerali resta inalterato; le vitamine vengono totalmente distrutte.
La Carne e i malati di tumore
Trascrivo parzialmente l’articolo apparso su Gazzettino martedì 8 ottobre 1968, dal titolo: Dieta di mele crude per la cura dei tumori. Proposta di due studiosi italiani. “Roma, 7 ottobre 1968. Si è concluso il secondo seminario internazionale sulla precancerosi, che ha visto la partecipazione di ben 120 scienziati di tutto il mondo. Nell’ultima seduta ci si è anche occupati della cura dei tumori, con particolare riguardo alla dieta.
Si è parlato così della Dieta delle Mele, proposta dai ricercatori italiani Montenero e Monti (dietologo e patologo rispettivamente), che corona circa nove mesi di ricerche condotte su gruppi di malati. Dopo che Loriencz, un ricercatore americano, aveva comunicato che la fenilalanina, un amminoacido presente nelle carni, nelle uova, nei pesci e in alcuni vegetali, è indispensabile alle cellule cancerogene per la loro crescita, i due studiosi italiani hanno provato a selezionare alimenti che non la contengono, al fine di elaborare una dieta anticancerosa.
La dieta della Mela
Questa dieta viene consigliata ai malati di tumore, qualunque sia la localizzazione e la forma istologica. Consiste nella somministrazione giornaliera di 2 kg di mele crude senza buccia, di 200 g. di zucchine lessate e carote bollite, condite con un cucchiaio dì olio di semi e poco sale, oltre al succo di limone a volontà. La dieta dovrebbe essere mantenuta per almeno 15 giorni, tuttavia la si raccomanda per almeno 23 giorni.
Mi limito a commentare che la fenilalanina è uno degli otto amminoacidi ritenuti da molti essenziali e indispensabili per una equilibrata nutrizione umana: occorre far notare che è presente pure nel latte, con un triplice valore quantitativo rispetto alla carne.
Essa è presente anche nella soia secca, con valori più o meno simili a quelli della carne; nei legumi la sua presenza è quattro volte inferiore rispetto alla carne, mentre nei cereali questa presenza è ancora inferiore.
Nelle verdure e negli ortaggi non ci sono “valori” di questo amminoacido ma solo “tracce”. Ma questa è solo una delle ragioni che ci spingono ad evitare la carne.
Originariamente pubblicato su “Vivi con gli agenti Naturali”