Ildegarda di Bingen: badessa, letterata, visionaria e imprenditrice
Una figura del Medioevo quanto mai attuale
Di Veronica Greco, Roberta Rossi e Laura Zanon
Ildegarda da Bingen 1098 – 1179
Chi era?
Personaggio eclettico, pieno di chiaroscuri affascinanti, una donna che ha avuto scambi epistolari con tutti i potenti della sua epoca, i cui consigli erano ricercati da imperatori e da papi. Coraggiosa e scaltra, di una fede forte come roccia capace di grande amore e grande dedizione come di gelosia verso le sue novizie e salda nel gestire due monasteri contemporaneamente.
Un personaggio così complesso e contraddittorio da essere difficilmente incasellabile e dove ognuno può trovare un suo riverbero in una personalità così sfaccettata. Riuscì ad avere riconoscimenti e onori in secoli nei quali la donna era considerata alla stregua di un animale e per questo senz’anima.
Il museo
Il Museo si trova in Germania a Bingen am Rhein nella regione Renania-Palatinato. E’ situato all’interno dell’ottocentesca centrale elettrica che si affaccia sul fiume Reno, tra filari di viti in cui si coltiva dell’ottimo Riesling dove le vigne sono di casa dal tempo degli antichi romani.
La storia
Ildegarda, di famiglia nobile, fu destinata fin dalla più tenera età alla vita monastica e grazie alla famiglia aristocratica riuscì ad avere tutte quelle possibilità che a molte altre rimasero precluse per pregiudizi, ignoranza e censo.
L’apertura mentale familiare e dell’ambiente che la accolse inoltre era data dal fatto che la zona in cui nacque era un crocevia di scambi commerciali e culturali fin dal periodo romano. La mentalità, nonostante il periodo medioevale, quindi era di tipo mercantile e aperta al mondo. In questo contesto i monasteri contribuivano all’economia come vere e proprie aziende che oltre a produrre vino (o birra più a sud), fungevano da locande. Non a caso Ildegarda sceglierà più tardi come sede per il suo monastero la confluenza tra due fiumi, il Nahe e il Reno, simbolo di questo fervore culturale e commerciale.
Il convento di Disibodenberg
All’età di 8 anni entrò nel monastero di Disibodenberg, insieme con lei anche la sua amica Jutta che, con il suo carattere carismatico, aiuterà Ildegarda nelle sue prime esperienze di vita. Le famiglie di Jutta e di Ildegarda si conoscevano e le due bambine cominciarono a frequentarsi fin dalla prima infanzia. Jutta era più vecchia di Ildegarda di 6 anni.
Jutta decise di prendere i voti dopo essersi ammalata gravemente all’età di 12 anni. Interpretò la sua guarigione come un miracolo e per questo prese la decisione di entrare in convento e diventare suora di clausura. La famiglia affidò l‘istruzione di Ildegarda alla badessa di Disibodenberg. Ildegarda, pur definendosi per tutta la vita un’incolta, imparò a leggere e a scrivere sotto la guida della badessa e Jutta, oltre ad insegnarle a suonare l’arpa, le insegnò a cantare i salmi in latino. Ildegarda imparò a memoria tutti i versi dei salmi e questo la aiuterà più tardi nello studio della Bibbia.
1141 – anno di svolta, Ildegarda diventa un personaggio pubblico
Ildegarda cominciò la stesura del libro sulle sue visioni intitolato “Scivias”. Prima di cominciare a scriverlo fu colpita da una grave malattia.
Volmar, il suo amico e monaco devoto, conosciuto nel monastero dove entrambi vivevano, l’aiutò nella stesura del libro come testimone delle visioni di Ildegarda. Volmar fu il primo a cui Ildegarda confessò le sue visioni e decise di essere il suo segretario
inscrivendo su tavole di cera i racconti delle sue visioni.
Decidere di scrivere delle sue visioni per lei significò
accettare questo dono divino dopo tanti dubbi e tormenti.
Non si sa esattamente che tipo di influenza Volmar abbia avuto nella redazione dei testi, di sicuro fu di grande aiuto durante la stesura dei suoi numerosi libri.
Il libro “Scivias” significa “Conoscere le vie”: il libro fu diviso in 3 parti dove sono prima descritte le visioni, per lei di origine divina, e successivamente interpretate.
I LIBRO: il primo libro è dedicato al Dio creatore
II LIBRO: il secondo libro è dedicato alla redenzione dell’uomo
III LIBRO: il terzo libro parla delle visioni che riguardano le opere dell’uomo per contribuire alla grandezza divina.
Nel Medioevo questo libro fu il più conosciuto di tutti i libri scritti da Ildegarda (ne esistono almeno 10 diverse versioni) : con l’accettazione da parte della Chiesa del suo lavoro, Ildegarda scrisse lettere come mezzo per la divulgazione delle sue visioni (a quel tempo le lettere erano lette pubblicamente per l’istruzione del popolo incolto e analfabeta).
Papa Eugenio III iniziò ad interessarsi agli scritti di Ildegarda e le scrisse varie volte per saperne di più riguardo alle visioni. Dopo che il Papa si trasferì a Trier il 30 novembre del 1147, dove vi rimase fino al 1152 per evitare gli intrighi e le lotte intestine nello stato vaticano, a Ildegarda venne concesso il permesso di divulgare le sue visioni diventando un personaggio pubblico: era la prima volta che una donna veniva riconosciuta come profeta dal Papa.
Nel 1146/47 iniziò uno scambio epistolare con Bernardo di Chiaravalle, fondatore dell’ ordine dei cistercensi. In totale sono state raccolte circa 300 lettere scritte dalla stessa Ildegarda: un numero considerevole per una donna di quel periodo. Tuttavia la valutazione dei libri contenenti le sue lettere è controversa a causa dei successivi rimaneggiamenti anche se effettuati molto probabilmente con il suo consenso.
Ildegarda, grazie alla sua fama e alla sua intelligenza, sapeva con chi intrattenere scambi epistolari non solo per dare consigli ma anche per ottenere ciò che voleva: monaci, vescovi, arcivescovi, badesse, duchi, conti, la corona inglese e non da ultimo anche l’imperatore Federico Barbarossa soleva rivolgersi ad Ildegarda per chiedere consigli sulle questioni di politica imperiale.
Scritti e libri
Physica è il libro dove sono raccolte le erbe officinali studiate e utilizzate da Ildegarda. Frutto dei suoi studi nel campo delle scienze naturali furono due libri “Medicina Semplice” e “Medicina Composita” si pensa che siano trascrizioni incomplete del libro originale Physica.
Il libro di Medicina Semplice è un secondo titolo di Physica, ed esistono all’incirca 13 versioni dato che gli insegnamenti venivano tramandati da monaca a monaca. Nel libro Physica si descrive il potere curativo delle piante, degli animali, dei minerali, dei metalli, pietre ecc..; mentre il libro Medicina Composita è più complesso di Physica dato che tratta degli uomini e delle malattie legate a una visione più ampia della creazione divina.
Come nella Bibbia il 3° giorno Dio crea le piante, anche nel libro Physica il 3° capitolo è dedicato ad esse: qui vengono descritte le erbe, gli ortaggi, fiori, miele, latte e zucchero e ad ogni malattia è abbinato uno di questi elementi.
Per quanto concerne il medicamento veniva normalmente somministrato in succo oppure in polvere disciolta in vino o aceto.
Il IV libro di Physica tratta di metalli, pietre preziose, gesso e perle: qui si sostiene che il potere curativo delle pietre è sia mentale che fisico, non a caso Ildegarda consiglia di scaldarle e metterle in un liquido, per esempio acqua, e poi ingerirlo. Consiglia anche di succhiare le pietre, appoggiarle sulla lingua e di applicarle sulle parti malate del corpo.
Per Ildegarda i metalli nascono dall’incrocio tra il fuoco e l’acqua: la monaca era a conoscenza di 8 metalli impiegati per la cura delle malattie. Ildegarda vedeva poi nell’acciaio una rappresentazione superiore di Dio e per questo motivo lo considerava in grado di allontanare il diavolo.
Il capitolo che tratta degli animali è invece un’interessante viaggio nella magia e nelle superstizioni dell’epoca.
Opere musicali
Numerose furono le opere di musica da lei composte, si calcolano: 77 canti liturgici, 43 antifone, 4 inni, 3 canti, 1 alleluia e molti altri. Secondo il parere di molti musicisti le sue opere sono considerate straordinarie ed influenzate dalla carismatica personalità di Ildegarda. Le sue composizioni musicali sono da ascriversi alla tradizione dei canti gregoriani. Ildegarda inoltre costruiva gli strumenti che suonava.
La costruzione del monastero di Ildegarda
Quando Ildegarda decise di affrancarsi dal monastero benedettino nel quale era rimasta fino ad allora, volle costruire un monastero per solo donne: grazie all’aiuto di Volmar, delle monache, delle amicizie intrattenute con i potenti, riuscì a costruire il monastero ed essere così completamente autonoma. Lasciò il monastero di Disibodenberg nel 1150.
Il luogo in cui venne costruito il monastero non fu casuale: si tramanda che le fosse stato suggerito in una delle sue tante visioni. Nella visione le sarebbe stato indicato che il monastero doveva essere costruito sulla tomba di San Ruperto. Venne infatti chiamato monastero di Rupertsberg; molti pensarono che il luogo fosse stato scelto in quanto punto strategico di passaggio e quindi per incassare denaro: era situato proprio alla confluenza del Nahe nel Reno. Come più sopra accennato, già a quel tempo Bingen godeva dell’autonomia politica di una città, nonostante fosse un piccolo porto fluviale, perché posta all’ incrocio di due fiumi, fonte di notevoli introiti grazie al transito di persone e di merci. Inoltre il Reno era sulla via del sale, bene prezioso a quell’epoca ed estremamente costoso. Presumibilmente le relative gabelle erano altrettanto alte quindi fonte di notevoli guadagni. Quale miglior posizione per costruire un monastero che potesse essere finanziariamente utile alla Chiesa?
Il monastero di Rupertsberg fu consacrato nel 1152 dal vescovo Enrico di Magonza ma venne poi distrutto dagli svedesi nella guerra dei Trent’anni (1618-1648).
Dal 1551 al 1158 Ildegarda nel suo monastero produsse numerose altre opere.
Nonostante la disapprovazione dei benedettini tutte le monache che vivevano nel monastero di S. Rupertsberg erano libere di vestire completamente di bianco e portare capelli sciolti durante le feste comandate in quanto spose di Dio.
A sigillo dell’autonomia di cui godeva il monastero di Ildegarda il 22 maggio 1158 a Magonza fu emanato un particolare documento vescovile che ne sanciva la piena indipendenza garantendone un status privilegiato rispetto ai monasteri dell’epoca. Inoltre grazie ai rapporti epistolari con l’imperatore Federico Barbarossa, Ildegarda ottenne un certificato di protezione per il suo monastero pare dopo aver fatto una profezia sulla vita personale dell’imperatore.
Ildegarda e i suoi confidenti
Oltre al devoto amico e monaco Volmar, un’altra persona fu importantissima nella vita di Ildergarda: Richardis von Stade. Prima ancora di lasciare il monastero di Disibodenberg, Ildegarda fu nominata badessa: le fu affidata Richardis von Stade, figlia di un potente locale che l’avrebbe poi aiutata molto nella costruzione del suo monastero. Ildegarda era molto legata a Richardis sia come amica che come confidente. Richardis era molto più giovane di Ildegarda: era nata infatti nel 1151 e trascorse molti anni insieme ad Ildegarda sostenendola nella costruzione del monastero di Rupertsberg.
Quando il fratello di Richardis, arcivescovo di Brema dal 1148, chiamò la sorella a rivestire il ruolo di badessa al monastero di Bassum nel nord della Germania, nonostante il parere fortemente contrario di Ildegarda, Richardis decise di seguire il volere della famiglia e lasciò il monastero di Rupertsberg per assumere l’incarico assegnatole dal fratello. La famiglia della ragazza aveva aiutato molto la monaca nella costruzione del suo monastero e Ildegarda, suo malgrado, non poté opporsi al volere della famiglia di Richardis e fu costretta a lasciarla partire. Questo evento addolorò moltissimo Ildegarda e le causò molti problemi di salute. La giovane Richardis purtroppo si spense nel monastero in Bassum appena un anno dopo aver ricevuto l’incarico di badessa.
La predicazione itinerante di Ildegarda
Dal 1160 Ildegarda iniziò a predicare divulgando liberamente gli insegnamenti tratti dalle sue visioni. Questo la portò a viaggiare molto e a rompere così il tabù secondo il quale era diritto esclusivo del clero predicare in mezzo alla gente.
Epilogo di una vita all’insegna dell’indipendenza
Un anno prima della sua morte, nel 1178 all’età di 80 anni, Ildegarda e il suo monastero vennero colpiti da scomunica dal vescovo di Magonza per aver seppellito nell’area monasteriale un nobile scomunicato . Ildegarda non si perse d’animo e nonostante l’età avanzata si recò a Magonza per richiedere il ritiro della scomunica che venne poi annullata.