La Magia dei Funghi
di Mirko Cattani
Fin da bambino ho sempre amato inoltrarmi nei boschi e nei pascoli alla scoperta delle meraviglie che la nostra generosa madre terra ci regala. Adoravo arrampicarmi sugli alberi o osservare le file di formiche che salivano e scendevano dai loro tronchi trasportando afidi, pezzi di cortecce, licheni e foglie. Mi abbuffavo di tutti i tipi di frutta selvatica che riuscivo a riconoscere ed estraniandomi completamente. Riuscivo ad entrare in un’altra dimensione e trovare in ogni sasso o pezzo di legno qualcosa di incantevole con cui giocare o fantasticare. Spesso avevo la sensazione di entrare in un’altra realtà e vedere il bosco come un luogo incantato e magico, soprattutto quando riuscivo ad avvicinare qualche animale o mentre ascoltavo la voce degli alberi che si muovevano sinuosi, accarezzati dal vento.
Ma in tutta questa meraviglia c’erano due cose in particolare che da quell’età mi hanno attratto più di tutto. La prima erano le pietre, e difatti, ogni volta che andavo con i miei genitori a camminare tra le alte vette del Brenta mi divertivo moltissimo a cercare fossili, qualsiasi tipo di cristallo o semplicemente pietre con una particolare forma o colore. Gli cumulavo nello zaino di mio padre appesantendolo ogni volta che salivamo una montagna.
La seconda e la mia preferita era la ricerca dei Funghi. Mi divertivo un mondo a cercare porcini nel sottobosco o mazze tamburo nei pascoli, e trovarli per me era la gioia più grande. Già dalla più tenera età grazie agli insegnamenti dei miei genitori e altre persone appassionate. Sapevo riconoscere più varietà di funghi e potevo distinguerli molto bene. Conoscevo i luoghi dove crescevano ed anche le fasi lunari in cui si sviluppavano più facilmente. Non mi sarei mai aspettato che il loro potere e utilizzo potesse essere così vasto come solo recentemente sto scoprendo.
Il primo approccio che ho avuto con la ricerca dei funghi medicinali è stato reso possibile dalla curiosità che delle malformazioni di alcuni tronchi avevano suscitato in me. Ero rimasto colpito da queste formazioni funginee presenti su alcuni alberi che mi facevano pensare a dei “tumori” che colpivano le piante.
Basandomi sulla teoria delle segnature i quali principi portano alla possibilità di intuire le proprietà medicinali di alcune piante grazie a degli elementi estetici che le collegano a precisi organi o malattie. Ero arrivato a pensare che questi funghi potessero essere utili nel trattamento di malattie oncologiche e solo dopo alcune brevi ricerche in rete ho scoperto l’esistenza di funghi medicinali del genere inonotus obliqus. Le loro proprietà terapeutiche venivano utilizzate proprio nel trattamento dei tumori.
Quali tipi di funghi possiamo trovare?
Oltre ai funghi mangerecci, che sono moltissimi, ci sono quindi tanti funghi presenti sul nostro territorio dalle proprietà medicinali. Il loro utilizzo risale a tempi molto antichi. Se pensiamo che, nell’equipaggiamento che è stato rinvenuto con il ritrovamento di Otzi, sono state ritrovate delle porzioni del fungo Piptoporus betulinis, dalle proprietà antibiotiche e antiparassitarie. Possiamo dedurre che l’utilizzo a scopo medicinale dei funghi risale a più di 5300 anni fa!
Come venivano trattari i funghi in Oriente e Occidente?
L’utilizzo dei funghi a scopo medicinale è però una pratica usata molto di più in Oriente che non in Occidente. Nella medicina tradizionale cinese e tibetana, infatti, l’utilizzo di alcuni funghi medicinali risale a migliaia di anni fa. Sono sempre stati ritenuti incredibilmente preziosi, al punto che alcune varietà venivano valutate a peso d’oro od argento. Specie come il Ganoderma Lucidum (Reishi), il Lentinus edodes (Shiitake) e il Cordyceps sinensis vantano, difatti, di una certa fama per le loro proprietà medicinali antitumorali, adattogene e toniche.
In Occidente, invece, i funghi sono sempre stati oggetto di sguardi sospettosi, a causa probabilmente del fatto che venivano utilizzati per il loro veleno. Forse anche per via dell’utilizzo rituale di alcune specie psicotrope come l’Amanita muscaria e la Psilocibe semilanceata.
Diversi processi alle Streghe, durante il periodo medioevale, si svolsero a seguito di alcuni episodi di avvelenamento di interi villaggi nei quali gli abitanti si ritrovarono vittime di vesciche cutanee ed allucinazioni causate dall’ingestione di pane prodotto con cereali. A causa di alcune condizioni climatiche, venivano infestati dal fungo Claviceps purpurea (Ergot, da cui nel 1943 Albert Hoffman estrasse l’LSD) prima della raccolta.
I Greci, nella commemorazione della riunione di Persefone e Demetra nel mese di ottobre, celebravano i Misteri Eluisini. Durante queste cerimonie alcuni prescelti accedevano alla sala dell’iniziazione nel tempo di Demetra ( Dea dell’agricoltura). Dopo il digiuno, bevevano una pozione chiamata Kykeon, dalle presunte proprietà psicoattive. Secondo alcuni studiosi, era forse preparata con orzo infestato dall’Ergot. Dava loro sensazioni estatiche e rivelatrici (questa teoria potrebbe anche essere supportata dal fatto che la bevanda in questione presentava una colorazione violacea nonostante fosse composta da orzo e menta, l’aggiunta della claviceps purpurea infatti potrebbe essere una valida spiegazione al colore che assumeva la pozione in questione).
La storia è disseminata di numerosi esempi che riguardano diverse culture o religioni che trovavano nell’utilizzo di alcuni funghi una porta di accesso a stati mistici. Mi viene addirittura da pensare che lo stesso Incubatio praticato nelle Asclepiadi greche potrebbe forse essere associato a un’esperienza onirica indotta o per lo meno facilitata dall’utilizzo di alcune piante enteogene oneirogene o misticomimetiche. Vista l’incredibile analogia nella preparazione del corpo attraverso la depurazione e della simbologia legata al serpente presente anche in alcune culture tribali, nelle fasi che precedono l’utilizzo di piante maestre a scopo di guarigione le quali provocano stati di sogno artificiale in grado di portare molte persone a trovare la via della guarigione da svariate malattie.
Le Proprietà Medicinali
Ciò che noi spesso comunemente chiamiamo “Fungo” in realtà non è altro che il corpo fruttifero riproduttivo di un organismo molto più complesso; il loro vero corpo, infatti, è rappresentato dal micelio il quale può distendersi per molti metri.
In Oregon, ad esempio, è stato scoperto un micelio di Armillaria ostoyae dalla superficie di 965 ettari (1665 campi da calcio) definito come l’organismo vivente più grande del pianeta. La loro funzione è fondamentale all’interno dell’ecosistema, poiché, oltre a fungere da nutrimento o riparo per migliaia di specie viventi, costituiscono anche un agente di riciclaggio biologico e producono sostanze nutritive indispensabili per la vita di molte piante (micorizze = simbiosi fungo pianta).
Come si propagano i funghi?
Alcuni di essi hanno dell’incredibile; la famiglia Cordyceps, ad esempio, parecchio interessante e bizzarra, alla quale appartiene anche il “famoso” Cordyceps Sinensis, chiamato anche Yartsa Gunbu, il cui micelio cresce all’interno di una larva originaria degli alti pascoli dell’Himalaya e le cui proprietà terapeutiche adattogene, energizzanti ed afrodisiache sono sempre state sapientemente utilizzate nella medicina tradizionale cinese e Tibetana. Il Cordyceps curculionum invece ha la particolarità di fissare le proprie spore sui corpi di insetti che, indisturbati, continuano a svolgere le proprie attività portando con sé il fungo, il quale lentamente cresce e si sviluppa germogliando.
All’improvviso, però, l’insetto interessato sente la necessità di raggiungere le sommità di qualche albero per poi affondare le mandibole nella corteccia di quest’ultimo, rimanendoci aggrappato per il resto dei suoi giorni. Dopo la morte della vittima, le spore del fungo, che nel frattempo ha raggiunto il massimo sviluppo sul suo corpo, cominciano a diffondersi nell’ambiente circostante. Il fatto di essere in alto rispetto alla superficie del suolo permette loro di espandersi in spazi vastissimi aumentandone le probabilità di riproduzione. È incredibile il meccanismo di azione di questa specie, che sembra riesca ad assumere il controllo della volontà dell’insetto, condizionandolo fino a raggiungere il proprio obiettivo: la riproduzione.
Che funzione svolgono i Funghi nel nostro ecosistema?
I Funghi, grazie a degli enzimi da essi prodotti, permettono alla materia organica morta di decomporsi. Fungono quindi da veri e propri operatori ecologici per il sottosuolo. È proprio questa loro capacità di scomporre la materia ad essere collegata alle proprietà medicinali di alcune specie. Queste si sono rivelate molto valide nel trattamento di tumori o come antiepatogenici utili al nostro sistema immunitario. Oltre ad essere ricchi di elementi nutritivi, possiedono un’energia radicante che ci permette di entrare in connessione con le forze della terra. La famosissima Penicillina, uno degli antibiotici più prescritti al mondo per combattere le infezioni batteriche, viene estratta dal fungo Penicillium notatum.
Che funzione svolgono i Funghi nel nostro ecosistema?
La Ciclosporina, estratta dal Tolypoclatium Inflatum. Viene invece utilizzata nei trapianti di organi per controllare le cellule T del sistema immunitario abbassandone le probabilità di rigetto, così come nel trattamento di diabete e della dermatite atopica.
Il potere terapeutico dei principali funghi medicinali è attribuito principalmente al loro contenuto di terpenoidi e eteropolisaccaridi. In particolare i Betaglucani, molecole che favoriscono la salute dell’intestino agendo sul microbiota intestinale e sul sistema immunitario, e la cui bassa digeribilità da parte dell’intestino permette al microbiota di elaborarli. Questo processo influisce sulle funzioni metaboliche aiutando a regolare i livelli di colesterolo e di glicemia. Supportano inoltre il sistema immunitario e stimolano l’attività dei fagociti. I composti terpenici sono principalmente antiossidanti, antinfettivi e fungono da protettori vascolari.
Oltre alle proprietà immunostimolanti, immunoregolatrici, antitumorali ed epatoprotettrici, costituiscono dei validi antiossidanti. Grazie alla loro capacità di contrastare l’eccessiva azione dei radicali liberi, aiutando a rallentare il degradamento cellulare e prevenire l’invecchiamento (il fungo Reishi viene, non a caso, chiamato “fungo dell’immortalità”).
Le loro proprietà adattogene aiutano a normalizzare e stabilizzare la produzione di ormoni. Indipendentemente dalla direzione dello stato patologico, e sono inoltre degli ottimi prebiotici. Agevolano, infatti, l’assorbimento di minerali ed assistono il sistema immunitario nell’eliminazione di batteri patogeni. Aiutano i batteri simbionti a riprodursi in maniera equilibrata.
Questi tre funghi medicinali sono presenti nel nostro territorio e di seguito verranno esposte le relative proprietà terapeutiche.
Grifola frondosa (Maitake)
Il Maitake è un fungo medicinale molto conosciuto in oriente, specialmente in Giappone, dove veniva valutato a peso d’argento per l’enorme valore attribuito alle sue proprietà medicinali. Molto valido e apprezzato anche a livello culinario. Maitake infatti deriva da Mai = danza Take = fungo proprio per il fatto che le persone quando lo trovavano erano talmente felici da irrompere in danze di gioia.
La grifola frondosa, oltre all’Asia e al Giappone cresce anche in Europa. Io stesso mi sono messo a saltare di felicità quando l’ho trovato e raccolto nei pressi della montagna di Mezzolombardo su dei vecchi tronchi di castagno. Lo si può trovare anche in boschi di querce o nelle faggete su alberi vecchi o in via di decomposizione.
Le sue proprietà medicinali oltre ad essere attribuite alla presenza in grandi quantità di Betaglucani, sono dovute anche al contenuto di Frazione D, MD e grifon-D. Queste sostanze sono composte da beta-d-glucani presenti all’interno del micelio del maitake e sono in grado di stimolare l’azione dei macrofagi svolgendo un’importante azione antitumorale e immunostimolante.
La Grifola frondosa è risultata molto efficace nel controllo della glicemia (aumenta lla produzione di insulina e inibisce l’alfaglucosidasi) e dei livelli di colesterolo (inibisce la produzione di lipidi). E’ un ottimo supporto nelle terapie dimagranti e oltre a controllare la pressione sanguigna è in grado di contrastare l’insorgere di alcuni tumori (prostata e vescica) e combattere i virus dell’immunodeficienza (la frazione D stimola i linfociti T helper e rende l’organismo meno vulnerabile alle infezioni).
Coryolus Versicolor (Trametes Versicolor)
Questa specie, ampiamente diffusa n tutto il mondo è facilissima da trovare anche nei nostri boschi su vecchi ceppi o rami in via di decomposizione. Solitamente lo raccolgo in zone molto umide dove il sottobosco è ricco di muschi e foglie ed è così comune che una volta identificato lo si può facilmente trovare anche grazie alla facilità di riconoscimento di questa specie. Un’altra varietà che ci assomiglia è il Trametes Irsuta che però presenta un colorazione biancastra, mentre il versicolor il cui nome significa “variamente colorato”, ha la caratteristica distintiva di possedere molti colori diversi disposti in linee concentriche lungo la circonferenza del proprio corpo fruttifero.
Da questo fungo deriva uno dei principali farmaci antineoplastici, la Crestina , che composta dal polisaccaride PSK è risultata utile in numerose terapie di diversi tipi di tumore, soprattutto a livello gastrico, ma principalmente come valido supporto alle chemioterapie, nelle quali oltre ad incrementare sensibilmente le possibilità di sopravvivenza alla patologia, rappresenta un valido sostegno nella prevenzione dei diversi disturbi collaterali causati dal trattamento, tra i quali nausea, perdita di appetito, perdita dei capelli e debilitazione del sistema immunitario. Il coryolus infatti è indicato soprattutto per i tumori allo stomaco e esistono in letteratura articoli che parlano di diverse guarigioni in patologie oncologiche collegate al solo utilizzo di questo potente fungo medicinale. I suoi prodigi però non finiscono qui, infatti oltre a rappresentare un ottimo supporto per il sistema immunitario e aiutare a contrastare le infezioni virali, l’estratto dei corpi fruttiferi del Trametes versicolor inibisce il legame dei lipopolisaccaridi (LPS) alle cellule del sistema immunitario, condizione che provoca una reazione a cascata di mediatori infiammatori responsabili degli Shock settici.
Recentemente, nella mia seppur breve esperienza, ho consigliato l’utilizzo di questo fungo abbinato ad un alimentazione sana e ricca di sostanze antiossidanti a una persona al momento affetta da una malattia oncologica nell’area dello stomaco e sottoposta alla tradizionale chemioterapia. Nel corso del tempo si è potuta constatare l’efficacia del supporto dato da questa medicina naturale che ha accompagnato il soggetto nel suo percorso di guarigione. E’ riuscito a prevenire disturbi collaterali come caduta di capelli, nausea ed eccessivo perdita di peso. La persona in questione mi ha aggiornato costantemente sulla propria condizione di salute sottolineando diversi riscontri positivi dati dall’ausilio di questo supporto terapeutico.
Fomitopsis officinalis
Nel lontano 1554, Pietro Andrea Mattioli un famoso erborista storico vissuto nei pressi di Cles in val di non già parlava nel suo libro del particolarissimo fungo del Larice. Il Fomitopsis officinalis chiamato anche Agarikon, dalle note proprietà medicinali.
Questo fungo molto difficile da trovare. Cresce unicamente su vecchi alberi di larice e la sua rarità lo rende una delle mie chimere più ambite. Quando passeggio nelle foreste della val di Tovel o sulle montagne circostanti, territori in cui secondo alcune fonti fidate questo fungo potrebbe crescere, osservo attentamente i tronchi di ogni albero che incontro nella speranza di poterlo finalmente scorgere.
Fino ad oggi ho trovato solamente una varietà simile, il Fomitopsis pinicola. Cresce comunemente sui tronchi dell’abete rosso. Dalle proprietà antinfiammatorie del tratto digestivo, immuno-protettrici, utilizzato in omeopatia per combattere febbri ed emicranie.
L’Agarikon invece è principalmente purgante e antisudorifero. Veniva utilizzato per il trattamento della tubercolosi. Recentemente si è notata la sua virtù di contrastare l’azione di alcuni virus tra cui febbre gialla, SARS e diverse patologie dell’apparato respiratorio.
Psicoterapia e funghi
Un altro campo interessante e forse meno conosciuto è quello legato all’approccio psicoterapeutico in sinergia con l’utilizzo di alcuni funghi psicoattivi del genere Psilocybe. E’ molto valido per la risoluzione di stati di depressione acuta, tossicodipendenze, ansia, disturbi della personalità e non solo. Oltre ai disturbi appena elencati infatti si sono rivelati un rimedio molto efficace per combattere cefalee a grappolo che non hanno trovato alcun giovamento da nessun altro tipo di trattamento terapeutico, convenzionale e non.
Le proprietà di questi funghi sono dovute al loro contenuto di Psilocibina. E’ una sostanza psicoattiva che viene convertita in psilocina dal nostro organismo rimovuendo da essa un legame di forforo. La Psilocina è una molecola che deriva dal Triptofano, un aminoacido presente ovunque in natura e che noi assumiamo quotidianamente con l’alimentazione. Questo composto è inoltre molto simile ad alcuni ormoni prodotti dall’Epifisi, una ghiandola endocrina presente nella parte centrale del nostro cervello e che è coinvolta nella produzione di sostanze che oltre a regolare il nostro orologio biologico di crescita e sviluppo. Il ciclo arcadiano permettere le esperienze oniriche durante le fasi REM del sonno o nel raggiungimento di stati meditativi molto profondi. Hanno una funzione antiossidante e vanno a influenzare il sistema immunitario e agire sull’inconscio. La somiglianza di questa sostanza naturale ad ormoni come la famosissima Serotonina o la Melatonina non è sottovalutare. Infatti l’utilizzo consapevole e terapeutico di questi potenti strumenti hanno avuto risultati incredibili nel trattamento di depressione e tossicodipendenze caratterizzate principalmente da un deficit della produzione di serotonina.
Attraverso uno specifico percorso terapeutico svolto all’interno di un setting adatto, con una preparazione alimentare e un sostegno di tipo psicoterapeutico. Rende e possibile l’accesso a piani della coscienza che la psicoterapia convenzionale si sogna. Portano chi ne fa esperienza riconnettersi con le emozioni più intime e poter lavorare direttamente sul proprio inconscio.
La natura ci ha dato tutti gli strumenti necessari per la nostra sopravvivenza e la guarigione dalle malattie. Purtroppo però alcuni di questi strumenti sono stati utilizzati nel corso del tempo in un modo irresponsabile che ha messo in cattiva luce alcune specie di piante e funghi. Di conseguenza non sono più stati seriamente presi in considerazione a scopo terapeutico. Molte ricerche in campo sono state abbandonate o viste con pregiudizio. Spero vivamente che con il passare degli anni la ricerca in questo campo prosegua perché potrebbe veramente dare buoni risultati e di conseguenza rappresentare un notevole aiuto per moltissime persone.
Questo articolo deriva da molte ricerche effettuate in diversi articoli, dal libro “I funghi che guariscono” di George M.Halpern e da esperienze personali.