La filosofia del digiuno
di Samira Fatih
Abbi buona cura del tuo corpo, è l’unico posto in cui devi vivere
Jim Rohn
In un epoca in cui si punta al soddisfacimento immediato dei bisogni, stentiamo a rinunciare a qualcosa. La sovrabbondanza è all’origine dei nostri mali peggiori.
Oggigiorno è più facile iper-alimentarsi che morire di fame, in passato era l’opposto. Il digiuno rimane il percorso ideale per progredire in modo cosciente e responsabile; è un mezzo per ascoltarci,disintossicarci e risvegliare il nostro medico interiore.
Se il digiuno è abbinato a una sana alimentazione e a un costante movimento o esercizio fisico, si può arrivare anche a ridurre l’assunzione di farmaci e antidepressivi.
Il digiuno è una terapia antichissima, probabilmente senza tempo, collaudata e profondamente radicata in qualsiasi cultura nonché istintiva nell’essere vivente, essendo il metodo a cui ricorrono animali e neonati.
Riferimenti al digiuno sono presenti in tutta la letteratura medica ufficiale del mondo. Fenomeno noto sotto l’aspetto antropologico, religioso e terapeutico, il digiuno come terapia del corpo per guarire le malattie è un metodo studiato e proposto nel secolo scorso ad opera di alcuni medici igienisti.
Per i digiuni lunghi si raccomanda di rivolgersi a cliniche specializzate, mentre per i digiuni brevi si consiglia di farsi assistere da figure professionali adeguatamente preparate.
Viene naturale chiedersi perché in tempi in cui tutti vogliono contenere i costi esorbitanti della sanità, si presti così poca attenzione al digiuno che è una terapia efficace e senz’altro la più economica; forse la risposta consiste nel fatto che è faticoso assumersi la responsabilità di tutelare il proprio corpo in prima persona: è il paziente che deve assumersela, in quanto nessun specialista e nessuna società morirà o soffrirà al nostro posto, per cui non c’è altra soluzione se non diventare più coscienti e più responsabili.
Il digiuno favorisce la rigenerazione e il ringiovanimento. È un buon metodo per interrompere abitudini e dannose dipendenze, ma è un ottimo rimedio solo se vi è consapevolezza e la persona si documenta sugli effetti che provoca il digiuno sul nostro organismo, e meditato a lungo sulla motivazione che la spinge a sottoporsi a questa disciplina che deve essere sentita dal profondo; solo così il digiuno ci aiuta a realizzare la pace interiore; ritirandoci dalle attività quotidiane per entrare in noi e far ordine nei meandri della nostra psiche.
Il digiuno per i filosofi
I filosofi non praticavano il digiuno per motivi di scarso cibo come la natura gli animali e gli uomini primitivi, né per abitudine come alcuni popoli, ma lo ritenevano in grado di nutrire e rafforzare la mente.
I filosofi antichi sapevano che ogni funzione vitale ha bisogno di energia, e togliendo energia alla digestione la si poteva usare per attività intellettuali o creative.
Platone, Socrate, Plutarco lo praticavano perché ritenevano che migliorasse la prestazioni psico-fisiche; Socrate e Platone digiunarono 10 giorni, al fine di ottenere maggiore efficienza mentale e fisica.
Pitagora digiunò 40 giorni come preparazione psico-fisica per prepararsi ad un esame che doveva fare presso l’Accademia di Alessandria, inoltre faceva fare un digiuno ai suoi studenti quale condizione per essere accettati nella sua scuola.
Ippocrate usava far digiunare i malati nelle fasi critiche della malattia.
Avicenna prescriveva lunghi digiuni, Plutarco ricevette da Tertullio l’indicazione di digiunare per un giorno piuttosto che prendere medicine.
Paracelso il medico Svizzero del XVI secolo conosceva e praticava il digiuno; egli sosteneva che era il rimedio più efficace.
“Vi raccomando il digiuno affinché impariate a difendervi dal male” (Mohammad s.w.s)
Effetti del digiuno sulla psiche
Il digiuno è uno strumento di espansione della consapevolezza: esso allenta i meccanismi del radicamento dell’Io alla realtà consensuale, favorendo l’integrazione delle funzioni emisferiche del cervello e il collegamento tra la coscienza e l’inconscio.
Nel digiuno il cervello è stimolato a produrre onde cerebrali di tipo alfa, in corrispondenza delle quali si sperimentano diversi livelli percettivi e sensoriali: sarà percepito diversamente l’ambiente interno come pure quello esterno. Migliorano l’attenzione, la concentrazione e la memoria.
Una fluida lucidità mentale viene sperimentata dal digiunante, affiorano nuove idee creative rispetto ai problemi pratici ed esistenziali. Si assiste a un depotenziamento del pensiero associativo logico che consiste in forme di pensiero logiche ma creative. Affiora la consapevolezza che viene espressa, comunicata elaborata e integrata diventando risorsa di crescita in quanto ci liberiamo delle assuefazioni che ci indeboliscono, comprendendo i nostri pochi limiti. L’atto del digiuno va ben oltre la guarigione fisiologica.
La separazione dal cibo permette di sperimentare il distacco volontario dalla realtà-materia-madre e di trascendere la paura dell’ignoto, del vuoto, della non identificazione.
Il digiuno è un momento di ristrutturazione degli schemi mentali, che orientano l’uomo nella vita.
Il nostro stesso corpo che si adatta all’astinenza dal cibo fornisce una concezione evolutiva dei processi inerenti la malattia, la salute e la vitalità energetica.
Il digiuno e l’autoguarigione rafforzano l’autostima e la sicurezza delle capacità omeostatiche rigeneratrici dell’organismo.
La fede della vita come l’ha intesa Lowen, la scoperta che il corpo vive una vita propria, ha la sua saggezza e la sua logica. Essa ispira un rispetto nuovo per le forze istintive della vita, ripristina quel senso innato, l’istinto della sopravvivenza, scoprendo che il corpo se non è distratto dal cibo, dallo stress e dall’iper-lavoro, riesce a percepirsi e ad autoguarirsi.
La consapevolezza si trasforma in una condizione di sensibilità particolare, ricettività e accesso alla creatività interiore e superiore; si è sensibili alle percezioni psico-corporee dell’emotività che fluisce per via neurovegetativa.
Il digiuno riattiva il parasimpatico. Il sistema simpatico sarebbe paragonabile a una manopola del gas, l’acceleratore, e il parasimpatico sarebbe un sistema di freni.
La frenesia del mondo moderno fa si che molti continuano solo a dare gas, ad accelerare, e trascurano continuamente la pausa, e prima o poi esso smette di funzionare e si hanno problemi di natura nervosa e mentale, oltre che poca concentrazione.
Nel digiuno deve prevalere il vago: tutto frena e va a riposo e il corpo finalmente va in ferie. Si rigenera e si mettono in moto i processi digestivi e metabolici, di natura fisica, mentale e psichica. Di questo complesso fa parte il sonno, nel corso del quale il corpo riposa e la psiche rielabora il vissuto a livello psichico e intellettuale, vengono stimolati i processi di apprendimento; di notte cresciamo mentalmente solo se permettiamo a ciò che apprendiamo durante il giorno di collegarsi alla memoria di lungo termine, in tal modo il nostro vissuto ci resterà in mente.
Si affina la sensorialità in genere e gli organi di senso percepiscono la realtà esterna in modo più fluido e raffinato.
Varia l’enterocezione, la percezione cinestesica che informa la mente sullo stato interno del corpo, sul grado di tensione muscolare, sulla temperatura corporea: mancano le molteplici stimolazioni indotte dall’assunzione di cibo, la lunga catena di sensazioni legate alla stimolazione dei sensi (gustativa, olfattiva, visiva, cinestesica), sensazioni interne legate alla digestione, all’assimilazione, alla metabolizzazione e all’evacuazione.
Si è in contatto con il mondo emotivo interiore; la condizione regressiva disattiva l’inibizione delle azioni spontanee: le scariche d’espressione emotiva e la liberazione degli impulsi e delle tensioni bloccate come gioia, paura, tristezza, rabbia, che quotidianamente sono represse e inibite.
Dalla liberazione emotiva che dà il digiuno deriva un rilassamento che produce una più profonda disponibilità respiratoria e distensiva. Si destrutturano le attività psichiche dell’io, si ha la regressione delle modalità comportamentali, l’allentamento del mondo emotivo, un maggior collegamento con l’inconscio che si evidenzia con i ricordi che emergono rispetto alla storia e all’esperienza personale.
Il mondo onirico si fa più vivido e ricco, più facilmente revocabile e accessibile, si ottiene l’elaborazione gestaltica e psicologica dei messaggi provenienti dall’inconscio.
Nel digiuno si assiste ai seguenti miglioramenti:
- aumenta sia la capacità di rilassamento che la disponibilità respiratoria;
- migliorano l’attenzione, la memoria, le forze di pensiero e le capacità associative;
- integrazione tra funzioni emisferiche tra conscio e inconscio;
- l’energia compressa diviene disponibile e nutre tutta la persona;
- maggiori spontaneità, consapevolezza, integrazione.
La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono. (Albert Einstein)
Perché il digiuno ci fa paura?
“Come i topi cercano solo i magazzini più pieni, così fanno le malattie e le complicanze con le persone ipernutrite”
(Diogene il cinico, 412-323 a. C.)
Molti temono il digiuno, lo equiparano alla fame; i pregiudizi su questo tema forse sono dovuti agli stenti che hanno subito i nostri avi in passato.
Bisogna specificare una cosa importante: il digiuno è una scelta mentre l’inanizione (privazione del cibo per povertà, carestia, scioperi) è una rinuncia. Dunque la prima è una bella esperienza, mentre la seconda non lo è! La paura del digiuno dal lato psicologico è riconducibile a dinamiche psicologiche ed inconsce precise.
L’astensione dal cibo è associata all’atto del nutrimento, che ha un significato psicologico aggiuntivo alla semplice funzione biologica: il cibo è il primo approccio tra il bambino e madre che per lui è il tutto, infatti attraverso il cibo il piccolo apprende la realtà e gli viene comunicato il messaggio d’amore materno.
Il nutrimento viene identificato con l’amore nella maggior parte dei bambini in età precoce. Le psicopatologie legate al cibo, come l’anoressia e la bulimia, testimoniano l’ipervalore simbolico investito nel cibo, che viene vissuto come qualcosa da cui ottenere gratificazione primaria: amore e sicurezza, in mancanza dei quali possono sorgere ansia esistenziale e tensione aggressiva.
Il digiuno può significare la rinuncia alla sicurezza dell’amore simbolico. Per questo motivo continua a spaventare moltissime persone: diventa l’incontro con se stessi, con la propria ombra, con il vuoto, le parti di sé non integrate, la paura dell’istinto.
Cosa accade al nostro corpo durante il digiuno?
Sul piano fisico invece il digiuno agisce sui fattori di rischio rappresentati da eccessi di grassi e proteine nell’alimentazione, stress, sovrappeso, vita sedentaria.
Durante il digiuno l’organismo ottiene l’energia che prima ricavava dal cibo, rivolgendosi alle riserve: ispeziona i tessuti per inventariare le proteine, i grassi, le vitamine e i minerali che può utilizzare senza creare nessun danno.
Mediante il processo di autolisi seleziona e distrugge i tessuti usurati danneggiati o in eccesso riciclando le parti utilizzabili ed eliminando le scorie nocive; guidato dall’intelligenza somatica.
Il digiuno non cura totalmente la malattia, ma evita che l’organismo raggiunga la tossiemia patogena oltre la quale la debolezza ereditaria si manifesta, ristabilisce la vis medicatrix naturae, e le parti malate ossia le masse accumulate si riducono e successivamente vengono usate per fornire nutrimento ai tessuti vitali.
Il digiuno è un sostegno ideale per eliminare le scorie: l’intero apparato gastro-intestinale viene messo a riposo e questo va a favorire il sistema immunitario che viene rafforzato del 30% della sua forza, quella che perde quando entra in funzione l’apparato digerente poiché gran parte degli anticorpi è li. Durante il digiuno ogni cellula del nostro corpo si autoripara: dopo aver scartato le parti troppo danneggiate per sopravvivere, essa si ricostruisce con materiale nuovo e sano a un ritmo molto veloce.
Anche una buona alimentazione mineralizza e disintossica l’organismo: una dieta crudista a base di frutta fresca e verdura, per chi ha leggeri casi di tossiemia è più che sufficiente; è più difficile mangiare con moderazione che digiunare, perché nel primo caso ci vuole consapevolezza mentre nel secondo caso basta avere la volontà.
Mangiamo più del dovuto, è questo il vero problema, molto più di ciò che realmente ci serve e che riusciamo a smaltire; e a questo si è pure aggiunto uno stile di vita sedentario che non ci permette di smaltire questi eccessi.
Il digiuno rimane senz’altro il rimedio più azzeccato, assieme al esercizio fisico. Tuttavia si consiglia di iniziare in modo graduale con i digiuni, secondo i propri bisogni e capacità. Sicuramente è meno rischioso fare dei semi-digiuni piuttosto che dei digiuni assoluti. Comunque con l’esperienza si impara tanto. Come a far del digiuno un rituale incorporato nelle abitudini e nella filosofia di vita.
Il digiuno deve essere preventivo
Il digiuno per la naturopatia deve rimanere solo preventivo in quanto l’organismo malato è già argomento che esula dalle competenze igienistiche; per questo penso che l’ideale è uno o due giorni in settimana di digiuno idrico, per poter digerire e liberare i nostri visceri da ciò che in essi ristagna e che è spesso responsabile di infezioni e infiammazioni. Anzi più la tossiemia è alta nell’organismo più il digiuno dev’essere lungo.
Il digiuno assoluto lo paragono alle ferie e il digiuno mitigato ad un lavoro ridotto o part-time; in entrambi i casi il sistema immunitario ha più tempo per riposarsi e far ordine nel corpo.
Concludo dicendo che il digiuno è un po’ come il sonno, il corpo si riposa e non assume cibo, ma brucia l’energia che ha per far funzionare l’organismo. Il sonno è altrettanto naturale del digiuno; essi spesso sono associati, infatti quando si stiamo male ci viene naturale stare a letto e non mangiar nulla e questo è ancor più evidente nei neonati e soprattutto negli animali.
Il digiuno in noi è un senso innato e non ha senso se non viene abbinato ad una dieta adeguata e a un buon introito d’acqua.