Cos’è la Febbre Gastrointestinale?
Lezione introduttiva di Patologia tenuta da Luigi Costacurta presso la scuola di Iridologia e Naturopatia di Trento
Che cos’è la Febbre Gastrointestinale?
La febbre di cui non parla la patologia convenzionale è la “febbre gastrointestinale”, e non ne parla proprio perché non è misurabile con il termometro.
Mancando dell’ottica di relazione, è ovvio che si disconosca il processo o il fenomeno di correlazione che esiste nell’interdipendenza dei meccanismi che intervengono o interagiscono nel processo bio-chimico-psichico-fisiologico vitale dell’organismo e quindi, proprio per la sua natura, nel contesto dell’anti-igienistica dietetica, la febbre gastrointestinale è il primo effetto o meglio, è la risultante negativa di questo primario processo.
La quotidiana e costante presenza di questa febbre misconosciuta, prodotta nell’arco dell’esistenza (senza considerare che viene a crearsi ancora nei primi giorni di vita del neonato che non allatta al petto materno), in relazione al potenziale vitale dell’organismo, presto o tardi, crea un terreno organico che, oltre ad affievolire la vitalità nervosa per effetto dell’intossicazione, caratterizza anche la componente inibitrice dei meccanismi immunitari.
Diciamo che una tale condizione, viene a produrre un terreno o un ambiente ideale alla mutazione del microrganismo il quale, in relazione alla caratteristica del composto umorale, si trasforma in microbatterio, in virus, e che visto con l’ottica della patologia o della microbatterio-patologia, viene identificato come elemento causante dello stato di malattia, generalmente espresso con il sintomo.
La febbre non rilevata dal termometro, ma riscontrabile con l’auscultazione del battito del polso, è molto più deleteria di quella accusata dal termometro che, in tutti i casi, è sempre una chiara manifestazione della vitale reazione nervosa organica, la quale, aldilà di quanto patologicamente viene definito o presunto come sua causa scatenante, e che sempre terapeuticamente viene combattuta con la somministrazione farmacologia, per l’organismo è una manifestazione salutare, ovviamente se viene trattata con la metodologia delle discipline igienistiche naturali.
Oltre a quanto detto, non dobbiamo dimenticare che a prescindere da ciò, che può essere attribuito ad una componente esogena, anche la febbre riscontrata dal termometro a livello cutaneo, a monte, come causa primaria, trova sempre la febbre gastrointestinale, ossia la febbre misconosciuta dalla patologia medica proprio perché il termometro non l’accusa.
Ma nel l’organismo umano quante cose e quante reazioni sfuggono alla strumentazione ed ancor più al pensiero ed all’intuizione della mente umana?
Ciò che non dobbiamo dimenticare mai, è che la vita organica è fondata sulla relazione e nell’interdipendenza fra i vitali principi delle funzioni bio-chimico-psichiche-fisiologiche. Quindi, richiamandoci a questo fondamentale concetto (esclusiva della nostra igienistica naturale) diciamo che abbiamo i mezzi e metodi per identificare e smascherare l’esistenza di questa febbre gastrointestinale che tanto sfugge alla rilevazione termometrica.
Come possiamo rilevare la Febbre Gastrointestinale?
Nell’ igienistica naturale, il riscontro dell’esistenza della febbre gastrointestinale, a prescindere dall’esame iridologico, è fattibile con due mezzi. Il principale di questi,è il rilevamento dei battiti del polso i quali, a prescindere dall’esistenza o no di qualche vizio cardiaco, nel caso febbrile o di congestione, i battiti si riscontrano in forma di tachicardia anche se il soggetto costituzionalmente è bradicardico.
È logico in questo caso che la manifestazione tachicardica sia proporzionale all’espressione bradicardica costituzionale o patologica poiché la bradicardia è data da tre moventi o cause.
La prima di queste cause può essere di indole genetica costituzionale; la seconda si riconosce come causa dell’atleta ossia, la causa dovuta allo sforzo fisico continuo il quale viene a caratterizzare l’ingrossamento del cuore; la terza causa, quella patologica, evidenzia quanto mai l’alterazione funzionale del sistema nervoso.
Però è da ricordare anche che, sia la tachicardia quanto la bradicardia, possono presentare anche un’espressione aritmica la quale, generalmente (aldilà di quella che potrebbe essere la specifica causa febbrile del momento) caratterizza l’esistenza di un quadro patologico più complesso, cioè uno stato di malattia talvolta cronico che vede coinvolti i distretti ed organi più nobili del corpo.
Il secondo mezzo per il riscontro dell’esistenza della febbre gastrointestinale lo dà la somatica. Basta osservare attentamente il soggetto e qualche indizio certo lo troviamo: una faccia magra e pallida, talvolta con qualche ruga profonda; una presenza di gonfiore parziale o totale presente sul piano frontale del busto, della zona dell’ipocondrio e dell’edigastro al basso ventre; una respirazione ansimante difficoltosa e molto pausata oppure rapida; l’osservazione della lingua e delle fauci; un eventuale stato di cachessia che ci evidenzia l’esistenza della condizione cronica acquisita, talvolta anche iatrogena, il cui movente è dato dall’errato modus vivendi.
Possiamo completare l’esposizione dicendo che la febbre gastrointestinale ha due dimensioni che contraddistinguono nel tempo che viene richiesto ed utilizzato dal processo digestivo degli alimenti, il quale si concretizza con l’assimilazione degli umori prodotti con il bolo digerente e con l’eliminazione dei residuati trasformati in feci.
Da cosa è causata la Febbre Gastrointestinale?
Poiché la febbre gastrointestinale è strettamente relazionata al processo digestivo diciamo che, per svolgere questo processo, l’organismo partecipa con tutti i suoi elementi o meglio con tutte le sue componenti strutturali bio-chimico-psicofisiologiche. Sia chiaro che il processo digestivo è relazionato alla struttura bio-cellulare e bio-chimico molecolare degli alimenti e pertanto alla loro possibilità associativa nella funzione di somministrazione ed assunzione.
Ecco che, in relazione a quanto caratterizza la struttura costituzionale di ogni cibo, nel suo contesto strutturale, l’organismo mette in moto o predispone i suoi meccanismi più appropriati per la realizzazione ed il completamento del processo digestivo il quale può rilevarsi realmente nutrizionale o tossico, a seconda del rispetto della norma igienistico dietetica o, se l’esigenza bio-chimico-fisiologica dell’organismo, erroneamente o ignorantemente, non viene rispettata e così protratta nel tempo.
I principali meccanismi interessati e condizionati nel processo digestivo degli alimenti, secondo l’ordine, sono: il sistema nervoso ed endocrino; l’attività fisico-meccanica; la componente bio-chimica propria dell’organismo ed il sistema cardio-vasco-circolatorio.
A priori abbiamo detto che la febbre gastrointestinale si presenta con due dimensioni. Non dobbiamo dimenticare che in relazione alla specifica digeribilità degli alimenti, le modalità ed i tempi di digestione sono ben diversi e ben diverso è il concorso dei meccanismi organici interessati al compimento e completamento della funzione digerente.
In relazione alla natura del cibo (vegetale o animale, cotto o crudo) ed il relazione alla sua assunzione, solo o congiuntamente ad altri di ordine glucidico, cotti o crudi che siano, fra loro biochimicamente associati o no, si determina la dimensione della febbre gastrointestinale.
Come possiamo evitare la Febbre Gastrointestinale?
Se ci si serve una sola specie di cibo crudo di natura vegetale, sappiamo che la sua struttura organica a tutti i livelli bio-chimico-fisiologici è completa e pertanto per trasformarla in sostanza nutrizionale il nostro organismo limita l’attività dei suoi meccanismi. Aldilà della limitata energia, l’organismo per reazione nervosa e chimica mette in moto la specifica diastasi, indispensabile alla demolizione ed alla elaborazione delle sostanze nutrizionali. In questo caso non si origina la febbre intestinale.
Cosa accade quando assumiamo cibo cotto?
Contrariamente, se questo stesso cibo è cotto, il processo digestivo diviene più complesso ed anche più lento e laborioso poiché con la cottura si distrugge completamente la struttura biologica dell’alimento e si trasforma tutta la struttura chimica.
In relazione a questa modificazione strutturale del cibo, per poterlo utilizzare, l’organismo si vede costretto a mettere in atto un processo biochimico più laborioso utilizzando i propri meccanismi i quali (sempre in relazione a quello che noi consideriamo potenziale vitale del corpo) opereranno nel modo più confacente affinché il processo digestivo si realizzi.
È ovvio che con tale condizione, in questo caso, il processo digestivo è diverso dal precedente e quindi relazionandoci a quella che conosciamo come dinamica bio-chimico-fisiologica del processo digestivo, diciamo che proprio dalla lentezza e laboriosità prende origine la febbre gastrointestinale. Questa caratterizza la prima dimensione che in via generale non è grave più di tanto perché il cibo cotto è di ordine vegetale (comunque non salutare). Certo, se questo fenomeno si ripete ad ogni pasto, la questione o il problema è ben diverso in quanto andiamo a dar vita alla seconda dimensione febbrile.
La seconda dimensione della febbre gastrointestinale si differenzia completamente dalla prima, non per la dinamica d’origine, che più o meno è similare, ma più specificamente per il fattore termico febbrile che quantitativamente ed ininterrottamente è maggiore ed è esteso a tutto il tubo digerente.
Come possiamo controllare la Febbre Gastrointestinale?
Questo fenomeno bio-fisiologico è l’effetto caratteristico della nostra cultura culinaria e gastronomica e, perché no, anche medico sanitaria; quest’ultima, anziché fare la cultura della salute, con la sua propaganda, quotidianamente fa quella della malattia.
Per la medicina allopatica la cultura della salute si fonda sugli esami clinici senza pensare che, quando uno richiede un esame, è perché già si sente male.
Richiamandomi a tutta la nozionistica che caratterizza il nostro studio, spero che riuscirete a comprendere meglio il concetto e la dinamica di come si origina e si evolve il fenomeno bio-chimico-fisiologico della vera febbre gastrointestinale.
Nel processo della funzione digestiva e nutrizionale degli alimenti, il masticare e rendere in poltiglia il cibo più o meno è conosciuto da tutti. Ciò che invece non è conosciuta è la legge delle compatibilità ed incompatibilità associative degli alimenti che generalmente si assumono in un pasto.
Questo deficit culturale, oggi più che mai, è alla base della cultura gastronomica universale. In effetti, in relazione alle proprie condizioni economiche ed alla possibilità di reperire ogni sorta di cibo per soddisfare la necessità della fame da un canto ed il piacere del palato dall’altro, inconsciamente ci si dà all’arte culinaria senza pensare se per l’organismo sia più importante appagare il piacere dei sensi o la vera necessità nutrizionale per il sostentamento vitale del corpo.
In passato, soddisfare il piacere del palato, fu una delle tante possibilità delle classi più abbienti ma da mezzo secolo a questa parte è divenuta la prerogativa di tutta la società culturalmente evoluta. In effetti, in qualsiasi latitudine ci si trovi, si nota che a pranzo ed a cena non esiste più il monopiatto con il monocibo, bensì un’infinità di piatti (una vera grazia di Dio) che, solo leggendo il menù, talvolta ti fa venire l’acquolina in bocca.
Orbene, in questi piatti o portate, se osserviamo con analisi pratica, noteremo una varia associazione di più proteine con carboidrati o con legumi e con altri cibi di ordine vegetale; un seguito di dolci, frutta, liquori, ecc. ecc. è ovvio che una alimentazione del genere è data da cibi prevalentemente cotti e quindi completamente denaturati e bio-chimicamente trasformati. Una alimentazione tale, anziché nutrire, denutre ed intossica l’organismo e lo avvia sul sentiero della malattia.
Cosa accade quando ignoriamo la Febbre Gastrointestinale?
Poiché parliamo di patologia, anche in questo caso non fa male ricordare l’esistenza della componente predispositiva genetico-ereditaria la quale, proprio per conseguenza dei disordini igienistico-dietetici, denuncia la sua presenza con manifestazioni sintomatiche più complesse che evidenziano il loro essere in un terreno organico trasformandosi per la conseguenza infiammatoria che si origina con la febbre gastrointestinale cronica. L’interpretazione errata di tale fenomeno, da parte delle medicine allopatiche, determina la caratteristica attuazione delle loro altrettanto allopatiche metodologie terapeutiche, i cui effetti conducono il soggetto alla cronicità iatrogena.
Questo mio modo di dire ha un preciso scopo: quello di indurvi al ragionamento di relazione e di comparazione analitica per capire quanto meglio i meccanismi più interessati dal processo eziologico evolutivo dello stato patologico, che caratterizza la complessa dinamica nell’entità ed unicità funzionale del nostro corpo.
Con queste osservazioni analitiche, si comprende benissimo l’importanza e l’effetto delle compatibilità ed incompatibilità biochimiche degli alimenti, in relazione a quello che può essere un intervento di emergenza dei meccanismi che regolano la componente chimica dell’organismo. Si comprende benissimo che, malgrado questo laboriosi intervento, il ph gastrico e il ph umorale e sanguigno si presentino alterati.
In questo contesto osservativo, si comprende benissimo che, aldilà di quanto possa essere considerata una influenza sensoriale talvolta come positiva incidenza sensoriale visiva, olfattiva o gustativa o psicologica nel sistema nervoso, si esercitava da un lato un effetto stimolante e dall’altro un effetto condizionante.
Una lotta impari si instaura fra le diastasi contro il disordine chimico ed il tempo richiesto per portare a termine il processo di demolizione dei vari cibi di natura chimica diversa che, in questo caso costituiscono il bolo alimentare le cui sostanze devono essere trasformate in umori nutrizionali.
Sappiamo che per far fronte a questo macro lavoro biochimico necessita una maggiore energia del sistema nervoso, che viene data con l’apporto sanguigno e cioè con un maggiore afflusso di sangue nella zona viscerale, che perdurerà in forma pletorica fino al compimento del processo digestivo, che in relazione alla vitalità costituzionale del soggetto e alla struttura del bolo alimentare, può protrarsi anche per 24 ore.
È da non dimenticare e da ricordare sempre che, nel caso dell’alimentazione, data da più sostanze proteiche associate fra di loro e a loro volta associate ad altre sostanze chimicamente incompatibili, nel contesto di un determinato pranzo, per reazione chimica e nervosa circolatoria, il gradiente termico viscerale si altera superando di molto i 40-45 gradi.
Con tale temperatura quindi si va ad originare lo stato flogistico, ossia quella infiammazione che a ragion di logica altera completamente il processo di fermentazione il quale, anziché essere l’elemento risultante indispensabile al processo nutrizionale digestivo, diviene il reale e malsano terreno atto alle mutazioni microorganiche che, da salutari, si trasformano in tossiche, microbatteriche e virali.
Tale stato , mantenuto quotidianamente nell’arco dell’esistenza del soggetto ed in relazione al suo potenziale genetico costituzionale, quanto prima sfocia in quella manifestazione sintomatica già descritta dalla patologia.
Originariamente pubblicato su “Vivi con gli agenti Naturali”
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