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La cosmesi Bio -Ecologica

a cura di Claudia Trotter

Cos’è la cosmesi bio-ecologica?

Al giorno d’oggi siamo sommersi dai prodotti cosmetici, ne esistono per ogni esigenza: per la pelle giovane soggetta a impurità, per la pelle matura, secca, grassa, per la couperose; per le esigenze maschili, creme dopobarba, creme viso, profumi; per non parlare poi delle creme dimagranti, dei trucchi (fondotinta, rossetti, mascara etc.). Ma difficilmente ci si chiede da cosa sono composti, siamo bombardati dalla pubblicità e il discorso passa in secondo piano.

Quando nasce la cosmesi?

La cosmesi nell’antichita’

erboristeriaLe prime tracce di pratiche cosmetiche risalgono all’Antico Egitto, dove le donne si dipingevano la linea inferiore dell’occhio di verde con la malachite, una pittura a base di carbonato di rame, e le palpebre, ciglia e sopracciglia di nero con il carbone. Le guance e le labbra venivano colorate con rosso ocra, ottenuto dall’ossido di ferro rosso. Era frequente anche l’uso di unguenti e oli aromatici per mantenere morbida e idratata la pelle e proteggerla dal sole e dal caldo secco. Nota a tutti, poi, l’usanza di Cleopatra di fare il bagno nel latte di asina o capra, in quanto si credeva che rendesse la pelle particolarmente liscia e lucente.

Anche gli Antichi Greci facevano uso di pratiche cosmetiche: le donne erano solite fare un bagno alla Lavanda, per poi massaggiare il corpo con oli e unguenti profumati. Usavano poi dipingersi il viso di rosa e bianco: il bianco era ottenuto dalla polvere di piombo bianco, mentre il rosa era fatto di vermiglio e altre sostanze vegetali. Si lavavano i capelli con speciali unguenti che li rendevano biondi.

Nell’Antica Roma in epoca imperiale si faceva uso di cosmetici per abbellire il corpo e correggere i difetti: gli appartenenti alle classi più ricche si dipingevano nei artificiali e si truccavano gli occhi con il carbone, si depilavano e si facevano maschere di bellezza, usando piante e infusi vari. Usavano la farina d’orzo e il burro per curare i brufoli e la pietra pomice per sbiancare i denti.

La cosmesi visse poi una lenta evoluzione, condizionata prima dalle essenze profumate che arrivavano dall’Oriente e dalle prime pratiche chimiche cominciate nel Medioevo.

Forte influenza ebbero gli Arabi, che facevano uso di cosmetici e cure igieniche molto raffinate. Si massaggiavano l’intero corpo con pasta di mandorle e altri oli prima del bagno e facevano uso sia di trucchi per il viso che di tinture per i capelli (soprattutto usavano l’Hennè, tintura ottenuta dalla pianta Lawsonia Inermis, che dona ai capelli un bel riflesso rosso).

I medici arabi erano degli esperti chimici. Uno di loro, Avicenna, fu uno dei primi a tentare di distillare le essenze dai fiori. Fu in grado di isolare l’aroma di rosa e produsse l’acqua di rosa, che si diffuse rapidamente in tutto il mondo arabo.

Evoluzione della cosmesi

La distillazione dell’alcool fu inventata nell’Italia del Nord intorno al 1100 d.C. e grazie a questa scoperta, l’estrazione dei principi attivi divenne più efficace.

La cosmesi ebbe un forte sviluppo nel 16°secolo: in Europa la richiesta di profumi portò presto nel 1508 alla manifattura di profumi naturali da parte dei frati domenicani nel monastero di Santa Maria Novella a Firenze.

Più tardi creme ed aceti da toeletta furono prodotti e vennero ampiamente utilizzati dalle dame delle corti toscane.

Con il crescere della ricchezza in Europa, le fiere internazionali lasciarono posto a mercati più permanenti, dove avveniva la vendita di profumi, spezie e sostanze aromatiche. Con il crescere del commercio le corti reali d’Europa divennero ricche ed influenti ed avvenne un reciproco scambio tra le loro mode stravaganti.

L’ossido di ferro e talvolta il solfuro di mercurio erano usati per truccarsi di rosso, mentre il carbonato di piombo serviva come polvere per il viso come fondo tinta. Verso la fine del secolo molte delle grandi case avevano una stanza dedicata dove le dame preparavano da sé i loro cosmetici. La maggior parte delle persone tenevano sacchetti di seta colorata o di lino in tasca o appesi alla cintura, questi venivano poi riccamente profumati con petali di rosa mescolati al muschio, laudano, benzoino e calamo. Furono inoltre sviluppate molte ricette per sbiancare i denti, e nascondere o curare i brufoli.

Fu nel 17° secolo che la medicina cominciò ad occuparsi dei disturbi della pelle, dei denti e delle unghie e non più solo di cosmetici decorativi. Vari paesi introdussero leggi che controllavano l’uso dei più comuni veleni. Durante la prima metà del secolo le donne utilizzavano i cosmetici apertamente e talvolta se li preparavano da sole. Il cerone, una pittura color carne o rosa pallido, fatta con il piombo bianco, veniva utilizzata in abbondante spessore sulla pelle per coprire le righe del viso e del collo. Il vermiglio veniva adoperato come rossetto. Occasionalmente le sopracciglia venivano inscurite e una crema blu, marrone o grigia veniva utilizzata per decorare le palpebre superiori.

Si arriva così al 18° secolo, periodo in cui, soprattutto alla corte francese, presero piede le creme fatte con vaniglia e cacao, le parrucche e profumi particolarmente ricercati.

Cominciarono ad aprire le prime Farmacie, che si diffusero rapidamente in tutta Europa: vendevano materie prime, oli vegetali e profumi. Successivamente a Parigi, e poi nel resto d’Europa, vennero aperti negozi che vendevano esclusivamente profumi e preparati cosmetici.
Nel 19° secolo con la rivoluzione industriale e poi nel 20° secolo con lo sviluppo dell’industria chimica, si ebbe un vero e proprio ribaltamento delle usanze. Le materie prime divennero molto più varie e accessibili grazie ai mezzi di trasporti sempre più veloci. La chimica, pian piano, cominciò a sostituire i componenti di origine vegetale con componenti di sintesi. La pubblicità fece il resto: dopo la seconda Guerra Mondiale, la cosmesi divenne un affare per le industrie e i loro prodotti sostituirono i preparati erboristici delle Farmacie.

La cosmesi moderna

Negli ultimi anni però si sta diffondendo una nuova mentalità, che mette al centro il rispetto per la Natura e denuncia l’inquinamento dei componenti di sintesi chimica. Dopo la campagna per la detersione ecologica, ora si parla di cosmesi ecologica, cioè che non inquina, e biologica, cioè che usa materie prime coltivate secondi i criteri dell’agricoltura biologica.

Quali sono i componenti chimici più diffusi e da evitare?

make-upEcco un breve ma significativo elenco.
petrolatum, paraffinum liquidum, vaselina (derivati del petrolio): sostanze che producono uno strato impermeabile sulla pelle bloccando l’attività dei pori; interferiscono con l’azione disintossicante della pelle promuovendo acne e invecchiamento precoce. Inoltre sono inquinanti.
• quasi tutti i composti che finiscono in -one, -thicone, o anche -siloxane in quanto siliconi o derivati: sono molto usati nella cosmesi industriale per la loro azione emolliente, si trovano nelle creme e nei balsami per capelli. Hanno sulla pelle un effetto occlusivo, cioè le impediscono di “respirare”. Secondo alcuni studi, alcuni di questi emollienti di sintesi possono promuovere tumori, in quanto tendono ad accumularsi nel fegato e nei linfonodi. Infine, non sono biodegradabili.
PEG e PPG: sostanze di derivazione petrolifera con funzione di aggregante tra la parte acquosa e quella grassa della crema. In quanto contenenti una parte di molecola del petrolio sono classificate come non biodegradabili e tossiche per l’ambiente.
DEA, MEA, TEA, MIPA: molecole di sintesi la cui funzione è di “aggiustatori del PH” cioè convertono acidi in sali: vengono usati nei detergenti e negli struccanti. Possono causare reazioni allergiche, problemi oculari, secchezza della pelle o dei capelli. Possono essere tossici se assorbiti nel corpo durante un lungo periodo.
EDTA: è un sequestrante, ovvero ha la funzione di reagire e formare complessi con ioni metallici che potrebbero alterare la stabilità e/o l’aspetto dei cosmetici stessi. In pratica “sequestra” i metalli, ma così facendo li rende disponibili per essere disciolti in acqua. Quindi i residui di cosmetici che finiscono nelle acque, provocano un aumento dei metalli presenti in esse con conseguente inquinamento.
Carbomer: è uno stabilizzatore di emulsioni. Ma è un derivato del petrolio, quindi non biodegradabile. Permane per anni nell’ambiente, entrando nella catena alimentare.
Parabeni: sono conservanti, di sintesi chimica, e sembra dagli ultimi studi che abbiano effetti dannosi a livello endocrino. In sempre più Paesi, se ne sta vietando l’uso cosmetico.

Come possiamo riconosce un prodotto Cosmetico Bio-Ecologico?

Sono sostanze molto diffuse nei cosmetici, quasi tutte le grandi aziende di produzione le usano sia per un discorso di facilità di reperimento, sia per un discorso di prezzo. Ma sulla confezione di ogni prodotto cosmetico, per legge, deve comparire l’INCI (International nomenclature cosmetic ingredients), cioè l’elenco dei componenti, scritti in latino, da quello presente in maggior quantità a quello presente in minor quantità. Con un piccolo sforzo e un po’ di pratica, chiunque può ricordare il nome di queste sostanze ed essere in grado di riconoscere un buon prodotto da uno di qualità scadente.

Ma quanto assorbe veramente la pelle di tutte queste sostanze che vi applichiamo?

cosmesi naturaleLa cute è uno strato compatto di cellule, con la funzione di proteggere da tutto ciò che viene dall’esterno, quindi, in definitiva, passa poco ma qualcosa comunque sembra che passi: pensiamo solo ai cerotti terapeutici ad uso locale che si sono diffusi negli ultimi anni (cerotti a base di nicotina, cerotti che rilasciano ormoni per il trattamento della menopausa, cerotti antinfiammatori, etc.) e che qualche effetto sicuramente ottengono.

Le sostanze chimiche di sintesi e anche quelle di origine vegetale, applicate sulla pelle, specie se lipofile, possono penetrare in varia percentuale in relazione alla composizione chimica, peso e grandezza molecolare e, attraverso il microcircolo e il sistema linfatico, entrare all’interno del corpo.

Parabeni sono stati trovati nei tessuti mammari, Triclosano nel latte materno, tracce di talco in cancro alle ovaie (questi sono dati ottenuti grazie alcuni studi commissionati dall’Unione Europea). Inoltre componenti chimici usati nei cosmetici sono stati ritrovate in alcuni tessuti del corpo o alcuni tessuti tumorali, specie mammari, a conferma che una parte di quanto applichiamo sulla pelle o sulle mucose viene assorbito ed interagisce con l’intero sistema.

Sembra, quindi, che vengano assorbite le molecole:

• con un basso peso molecolare

• con struttura flessibile

• lipofile (cioè composte principalmente da grassi)

Se si usano oli e unguenti vegetali puri, quindi in profondità passa ben poco, vista la loro composizione: la parti grasse andranno a nutrire la struttura lipofila della pelle, contribuendo al benessere della pelle, ma rimanendo in superficie. Invece se si usano emulsioni con parti acquose, bisogna stare più attenti, in quanto la parte idrofila e gli emulsionanti permettono di frazionare la fase lipidica in molecole di grandezza infinitesima che possono così permeare le lamelle cornee e gli spazi intercellulari ricchi in colesterolo e acidi grassi e mescolarsi al film idrolipidico di superficie per poi penetrare più a fondo tra i vari strati.

Per quanto riguarda la cosmesi, quindi, è consigliabile non affidarsi alla sola pubblicità per scegliere un prodotto. Si pensi anche solamente a una saponetta o a un detergente qualsiasi: contengono tensioattivi, cioè sostanze capaci di togliere il grasso dalla pelle e “attaccarlo” all’acqua, che poi viene portato via con il risciacquo. Se i tensioattivi sono fabbricati con componenti di origine chimica, sono spesso aggressivi, cioè con un potere lavante forte, “sgrassante”, non adatto a molti tipi di pelle. Se il prodotto lava troppo, vuol dire che toglie spessore al film idrolipidico della pelle, lasciandolo impoverito e indifeso. Per alcuni tipi di pelle, quelle particolarmente secche e sensibili, questo può essere veramente dannoso. Quindi innanzitutto, bisogna essere consapevoli del proprio tipo di pelle, scegliere i prodotti seboaffini per non alterare il suo delicato equilibrio.

I vari tipi di pelle si dividono in tre grandi categorie

I tipi di pelle si dividono in tre grandi categorie

Pelle secca

oliSi presenta come un tessuto sottile e molto fitto, indurito al tatto. La pelle risulta opaca, ruvida e fragile. In superficie tende a desquamarsi in piccole e sottili scagliette che sono più o meno visibili. Non è mai lucida e nelle zone più ricche di ghiandole sebacee non sono presenti né punti neri né pori dilatati.

Peggiora con il vento, i raggi solari, il clima secco, l’aria condizionata. Non tollera l’acqua e dopo la pulizia con prodotti eccessivamente sgrassanti, “tira”, brucia e si desquama.

Per ripristinare il giusto equilibrio è essenziale ricorrere a prodotti detergenti delicati, che non alterano lo strato lipidico. Le creme dovranno avere una composizione ricca e ristrutturante.

Olio consigliato: Mandorle, Cocco, Germe di grano, Argan.

Oli essenziali consigliati: Camomilla, Geranio, Gelsomino.

Pelle grassa

Si presenta lucida e untuosa nella zona centrale del viso, dove sono concentrate le ghiandole sebacee. È facilmente soggetta ad acne, dilatazione dei pori e punti neri, spesso la situazione è aggravata dall’accumulo di tossine, dovuto alla scarsa capacità di espellerle.

Lavarsi con detergenti aggressivi può peggiorare ulteriormente la condizione, in quanto, asportando una quantità eccessiva di sebo, si finisce per stimolarne ancora di più la produzione. In questo caso, è indicato utilizzare detergenti e tonici contenenti piante adatti (come abbiamo visto, possono essere Bardana e Viola tricolore) e creme povere di grassi, ma piuttosto leggermente esfolianti.

Per togliere l’eccesso di grasso e lo sporco, si possono anche usare oli seboaffini e poi togliere il tutto con una spugnetta vegetale: in questo modo si riesce a togliere l’eccesso senza andare troppo in profondità e senza provocare danni.

Utile può essere procedere a una maschere di argilla bianca, da fare una o due volte la settimana: l’argilla ha un effetto assorbente dell’eccesso di sebo e riesce a restituire allo strato lipidico la sua normale funzionalità, regolarizzando anche il pH.

Olio consigliato: Sesamo, Bardana.

Oli essenziali consigliati: Tea-tree, Geranio, Limone.

Pelle mista

Si presenta lucida e untuosa nella zona centrale del viso, dove sono concentrate le ghiandole sebacee. È invece scarsa di sebo sulle guance e ai lati del viso compresa la zona intorno agli occhi. Su mento, naso e fronte si notano comedoni, pori dilatati e la pelle in queste zone risulta anche untuosa.

Il trattamento dovrà essere doppio: prodotti specifici per le zone grasse e prodotti più nutrienti per le zone secche.

Olio consigliato: Jojoba.

Oli essenziali consigliati: Lavanda, Geranio.

Pelle maschile

La pelle maschile si distingue per alcune caratteristiche: è una pelle di natura più untuosa, resistente e spessa, con un sistema pilifero più sviluppato rispetto a quello femminile. La presenza di abbondanti ghiandole sebacee nella zona mediana del viso rende i pori più visibili, mettendo maggiormente in risalto le eventuali impurità. La rasatura giornaliera, sia con sapone da barba che con rasoio elettrico, può causare un’aggressione importante tanto da modificare le caratteristiche del film lipidico di superficie rendendo la pelle irritata e secca.

Olio consigliato: Mandorle, Karitè.

Bibliografia:

www.biodizionario.it

Capozzi, Sala, Delucca, Conti, Manuale professionale di cosmesi, 2010

Luca Fortuna, Aromaterapia naturopatica, 2011

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